Io sono dell’idea che la sincerità e la consapevolezza dei propri mezzi paghino molto più di una bella favola.
Va bene che non si debba necessariamente spiegare il perchè si sceglie di andare su Groupon et similia, ma non trovo corretto nemmeno che si voglia far credere a un festeggiamento o chissà che altro, quasi a volersi giustificare, se non addirittura nascondere il vero motivo che spinge a tentare la strada dei coupon. Motivo che in verità è chiaro a tutti, come si evince anche dai commenti precedenti.
Secondo me adesso come non mai bisogna puntare in primo luogo sulla qualità e dare un servizio il migliore possibile. E’ finito il tempo in cui si raccontavano tante belle storie puntando sulla beata ignoranza dei clienti. L’umiltà è l’unica arma che paga. Oltre alla propria competenza, naturalmente.
Per quanto riguarda il post di Rolando:
Non sono un cliente Groupon e non ho mai acquistato un buono.
Come ho scritto in un altro commento, non critico l’idea, ma come viene messa in pratica.
Da cliente, ho potuto verificare negli anni che l’equazione tanto-buono-economico non funziona quasi mai.
Non vedo perché dovrebbe andare diversamente con i coupon, visto e considerato che la percentuale di sconto ha quasi dell’incredibile e quindi, penso, da qualche parte qualcuno di sicuro ci rimette (e se posso evito di essere io).
Preferisco una situazione in cui tutti possano trarne vantaggio, come ad esempio nel caso dei giovedì gastronomici: il cliente, nonostante non possa decidere i piatti, riceve un menù fisso ad un prezzo vantaggioso, mentre il ristoratore, in cambio di uno sconto sul menù, ha sicuramente più avventori e la vita un po’ semplificata in cucina. Se in questa partita tutti giocano bene le proprie carte, il ristoratore avrà sicuramente una buona pubblicità e un riscontro futuro, il cliente se si è trovato bene tornerà ad assaggiare i piatti che non ha preso in quella occasione.
Il metodo di Groupon invece fa in modo che l’unico ad uscirne veramente vincente sia Groupon stesso.
L’idea base nasce dal riunire un consistente numero di clienti così da poter usufruire di un sconto di massa. Fin qui abbiamo un cliente con un notevole risparmio e un professionista (ricordiamoci che non sono i ristoratori i soli interessati) con un volume di prenotazione incrementato.
Tutto perfetto, ma nella maggior parte dei casi, dopo che il servizio è stato consumato, troviamo un cliente che difficilmente tornerà nel locale ed un ristoratore che non ripeterà mai più questo tipo di offerta.
Il problema nasce innanzitutto dalla “provvigione” di Groupon: come già spiegato, a un menù al quale viene imposto uno sconto che va dal 50% al 70%, l’azienda trattiene anche un 50% sul prezzo di vendita del coupon. Primo errore: non si coprono nemmeno i costi.
A questo si aggiunge che spesso e volentieri si da disponibilità a un numero limitato di coupon e il sito ne vende n-volte tanti. In questo modo, oltre a non riuscire più a gestirli, ci si trova a dover dirottare in periodi troppo lontani i vari avventori, non il sabato e la domenica (giorni tipicamente meno “stanchi”), rimpicciolendo l’offerta eccetera eccetera…
Di fatto si sta creando un cliente di serie B con trattamenti di serie B…secondo errore, peraltro gravissimo.
Da parte sua, il cliente cerca con non poche difficoltà di utilizzare il suo buono (che ha già pagato, dettaglio non trascurabile); finalmente arriva al ristorante e, come troppo spesso si è letto anche su queste pagine, il servizio che gli è riservato non solo non è all’altezza delle sue aspettative, ma addirittura è inferiore a quello dei tavoli accanto, dove altri non beneficiano del coupon. Per non parlare del menù, molto più limitato rispetto al normale.
Finisce la serata e il cliente corre a casa e racconta su Gustamodena la pessima esperienza appena vissuta.
Morale della favola: il ristoratore, oltre a non aver avuto un ricavo, ha ottenuto solo una cattiva pubblicità, che ormai è il più alto costo che un locale possa sostenere, e il cliente non tornerà di certo.
Questo è chiaramente il caso limite, ma è utile per capire i vari errori che ingenuamente possono essere commessi.
Credo siano veramente pochi gli acquirenti come testapelata che usano i buoni con intelligenza (ma spero siano ancora meno quelli citati da tata): è dimostrato dalle statistiche che la maggioranza di utilizzatori di coupon si muovono solo con quelli, e quindi raramente diventeranno clienti affezionati.
Inoltre sarà anche umano, ma sbagliato ed intollerabile che ci si permetta di servire in parte, o dando mezza razione, quello previsto dall’offerta per recuperare un po’ di costi. I conti vanno fatti prima. Se non tornano, l’errore è solo del ristoratore che non può certo rifarsi sul cliente. Altrimenti diventa una truffatore, né più né meno.
Non è così che deve funzionare.
Il metodo Groupon secondo me è non è più così vantaggioso, lo stanno dimostrando in tanti. Non è un caso che nemmeno un mese fa sia stato silurato il CEO e co-fondatore Mason e il titolo sia crollato.
Il cliente che ha acquistato il coupon deve essere il cliente più importante che quel locale abbia mai avuto, perchè è lui il vero investimento, è lui che, se soddisfatto, tornerà, non avendo trovato solo un sconto, ma un’esperienza talmente unica che la prossima volta non avrà bisogno di nessuna offerta per tornare, e sicuramente convincerà amici e parenti a provare lo stesso servizio.
Se non si è in grado di fare in modo che questo sia possibile, allora bisogna prendere un’altra strada.