Sabratha è una città libica (in prossimità di Tripoli) fondata dai Fenici e che conobbe il massimo splendore in epoca romana. I ruderi dell'antico teatro romano fanno parte ora del patrimonio dell'Unesco.
Ulteriori informazioni si possono trovare su Wikipedia.
Rispolverando fra i miei ricordi, ho trovato una mia vecchia poesia che scrissi nel lontano 1975 in occasione di una mia visita a questo bellissimo posto archeologico, stimolato dai suoni della risacca, della brezza marina e di un flauto che mi immersero in un'atmosfera molto coinvolgente.
Alla luce della situazione libica che tutti conosciamo, l'ho trovata molto attuale, per cui ve la ripropongo.
SABRATHA
Scheletri illustri
di romana fattura,
nel sonno dei secoli
eterni viveste.
L’amaro sudore
di uomini schiavi
bagnò il vostro corpo
di pietra immortale.
Cammino.
Nei templi ormai vuoti
di Dei superati
calpesta ricordi
il mio piede profano.
Pietra.
Di pietra
è il tuo cuore,
Sabratha.
L’uomo
ha scolpito
il tuo volto
su scenario
di mare turchese,
con sinfonia perenne
le tue cento strade
ha sommerso.
I rovi,
che ai secoli
han celato
il tuo volto,
al vento
sussurrano
dolci
parole di pace.
Tempo avaro
che ruba la vita,
lasciando
ricordi vissuti,
mi strappa
al tuo grembo
spingendomi,
orfano,
oltre secoli
insieme evocati.
Nel mondo ostile
ritorno
a combattere
ancora,
guerriero
che strappa la vita
al giorno
che passa.
L.F. (Picchio)