Vi riporto, da Repubblica online una parte di una ricerca dell'università di Berkeley che spiega chi è più incline a fare beneficienza chi riesce a fidarsi del prossimo. Più sospettosi i ricchi, educati a proteggere il patrimonio in ogni circostanza e a vedere minacce dappertutto. Ad eccezione di quelli americani, cresciuti in una società abituata al rischio economico
Una lettura molto interessante, secondo me, per riprendere le fila della beneficenza.
BERKELEY (Stati Uniti) - Avranno anche tante debolezze ideologiche, ma una cosa degli americani va detta: quando si tratta di donare a fondo perduto, sono meno diffidenti di noi. (...) La donazione a enti e associazioni, per loro, non equivale a una possibile truffa, ma è l'essenza stessa del fare beneficienza, perché disinteressata. I soggetti danarosi non mancano certo in Europa, ma quasi mai devolvono il patrimonio a organizzazioni di questo tipo. E quando lo fanno, come nel caso del patron dell'Ikea Mel Simon, a spingerli è più che altro la scarsa considerazione dei legittimi eredi.
Quello che però non tutti sanno è che anche i poveri, negli Usa, fanno molta beneficienza a enti no profit. L'università di Berkeley ha addirittura dimostrato che questo tipo di generosità è un valore che appartiene più a loro che ai miliardari. E questo perché, spiegano gli scienziati sul prestigioso Journal of Personality and Social Psychology, chi ha poco da perdere si fida di più, e la fiducia è un elemento indispensabile quando si donano i propri risparmi a chi non si conosce personalmente.
Fiducia nel prossimo e magnanimità sono, secondo gli studiosi californiani, valori direttamente proporzionali: chi ha l'uno possiede anche l'altra, indipendentemente da status sociale, geni e cultura di appartenenza.
Nel povero manca la paura - tipica dei ricchi - di perdere tutto e venire raggirato (...)
(...) E' quindi molto più probabile che sia un povero ad adottare a distanza un bambino che non un ricco, proprio perché quest'ultimo è stato educato al sospetto e alla conservazione del patrimonio dalle minacce esterne.
(...) Da noi, in Europa e soprattutto in Italia, è invece diffusa l'idea che tutto ciò che non si conosce rappresenti una minaccia e che l'obiettivo principale del prossimo sia quello di truffarci".
Il professore spiega anche che esistono quattro tipologie di rapporto tra soldi e fiducia: la fiducia ben riposta, la fiducia mal riposta, la sfiducia ben riposta e la sfiducia mal riposta. L'appartenenza a una categoria piuttosto che a un'altra determina il nostro atteggiamento mentale nei confronti degli altri e del denaro. (...)La differenza tra sciocchezza ed errore è che la prima esclude tutte le variabili, sia quelle negative che positive, mentre l'errore è indispensabile per crescere, anche economicamente. Chi è ricco fa molte sciocchezze, chi è povero molti errori".
Sarà dunque per questo che, spesso, noi italiani offriamo la cena a intere tavolate di amici ma non siamo capaci di donare 10 euro a un'associazione no profit. E che dire di quel nostro conoscente pieno di soldi che non dà mai l'elemosina, e di quell'altro, precario, che ogni anno dona 50 euro ai bastardini del canile? E' un problema di fiducia, dicono gli scienziati. E quindi, in senso più ampio, anche di sensibilità .
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Per chi volesse leggere l'articolo in versione integrale può trovarlo alla pagina :
http://www.repubblica.it/scienze/2010/08/23/news/il_povero_pi_generoso_perch_si_fida_degli_altri-6431672/?ref=HRERO-1
Buona riflessione