C'era il ricordo di un tempo presente, mai smarrito.
C'era il suono dell'assenza.
C'erano le nuvole chiare e stanche di una tarda primavera.
Il sapore imperfetto di un attimo in cui si era cercata, trovata, persa di nuovo.
C'erano musiche di sottofondo, note antiche a volumi sussurrati.
C'erano tempi lenti, e minuti che duravano secoli e ore che duravano secondi.
C'era la voglia di volare, la paura di rimanere e il desiderio che si potesse intraprendere un viaggio senza muovere un solo passo.
Tutto questo c'era per Cristina, mente in una serata calda di maggio, ritornava a casa, cantando la vita.
Un canto che le partiva dalle viscere, che le riscaldava il sangue e meritava l'eternità .
Tutto in una lettera, incapace, da sola, di formare una parola.
Accanto a lei sedeva la felicità , quella che va oltre le circostanze e i recinti dentro cui imprigioniamo il cuore.
Cominciare con il tempo al futuro, si disse, posando le armi di una guerra che la lacerava dentro.
Fu così che sedette su un verde prato, e mise il suo bel fiore tra i capelli, ad aspettare che il passato tornasse presente, che il tempo e lo spazio tornassero ad esistere nella sua vita.